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Chiesa Collegiata di Santa Maria

La Chiesa Collegiata di Santa Maria è ubicata nel mezzo della cittadina, nella cosiddetta zona di mezzo, in Piazza Santa Maria Assunta. Si compone di una Chiesa superiore, dedicata a Santa Maria Assunta e una chiesa sotterranea o cripta dedicata a San Pietro Eremita.

La forma architettonica attuale risale al 1600, quando vennero effettuati grandi lavori di ampliamento, utilizzando materiali provenienti dall’antica Cattedrale di San Teodoro.

L’esterno è caratterizzato da una facciata rinascimentale, con una torre campanaria d’epoca gotico-rinascimentale.

L’interno,  a tre navate su pilastri, con volta a botte al centro e tre crociere su ogni lato, custodisce interessanti affreschi e tele del XVII- XVIII secolo, un abside barocco con ciborio policromo e, in controfacciata, un monumentale organo secentesco, del 1634, opera del celebre organaro di Cerreto di Spoleto, Ennio Bonifazi. L’organo, di particolare interesse storico-artistico,  è  tra i più antichi e meglio conservati del Bonifazi. Nel 2009, grazie ad un sapiente restauro, è stato riportato al suo antico splendore.  Venne consegnato il 30 luglio del 1634.  Presenta una facciata barocca a tre campane, ciascuna con la canna centrale a tortiglione, fregi lignei intagliati e dorati, registri potenti e dolci. La cantoria è  opera del maestro Andrea Cauretto e Michele Angelo Nardi.

A destra della porta d’ingresso troviamo la scala di pietra, costruita nel 1616, che conduce alla Cripta, detta anche Chiesa sotterranea di San Pietro. Di struttura romanica ed a tre navate, custodisce il corpo di San Pietro Eremita che fu sepolto nel 1215. L’altare centrale, costruito con marmi pregiati provenienti dalla villa dell’imperatore Traiano, contiene i resti mortali del santo patrono, la Croce di ferro ed un dito. La cancellata, in ferro battuto, che recinge la cappella, fu realizzata, con l’altare ed il coro, nel 1619.

La cripta accoglie nella cappella dedicata a San Domenico di Sora, l’urna contenente la veste o cilicio del Santo Patrono, donata dal cardinale Carlo Barberini nel 1673 (oggi particolarmente apprezzata dagli storici d’arte per aver rappresentato un modello di una collezione di argenti vaticani).



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